di Chris Brown, Senior Product Manager, Nutanix
Senior Product Manager, Nutanix
Chris Brown è Senior Product Marketing Manager presso Nutanix, con alle spalle un'esperienza ultradecennale in vari ambiti dell'IT enterprise inclusi supporto, sviluppo e marketing di prodotto. Appassionato di tecnologia, ama mettere le sue competenze e i suoi insight al servizio del pubblico per aiutare a comprendere un panorama IT in continua evoluzione.
Dopo l'evento KubeCon EMEA 2025 cerchiamo di capire cosa ci riserva il futuro nel comparto Kubernetes, analizziamo alcune delle tendenze che abbiamo visto emergere sul mercato, e proviamo a dare qualche indicazione in anteprima sui progetti a cui stiamo lavorando.
Ora che Kubernetes è ormai una soluzione ampiamente diffusa, esistono sempre più applicazioni containerizzate che necessitano di storage: questo accade sia perché le app stesse coprono un ventaglio di casi d'uso sempre più ampio, sia perché in passato era possibile demandare la gestione dello stato a strumenti esterni, come per esempio database gestiti da provider cloud o su macchine virtuali.
Ora che Kubernetes è una tecnologia molto più matura, però, chi si occupa di amministrazione esegue tutto ciò che prima forniva lo stato, come per esempio i database, all'interno di container insieme all'applicazione stessa.
Questo modello consente di implementare le applicazioni insieme a tutte le loro dipendenze, senza doversi affidare a integrazioni con soluzioni terze. Il risultato è che gli ambienti possono essere creati rapidamente, i team di sviluppo sono liberi di eseguire i test che vogliono, e gli utenti possono beneficiare di più reattività e meno downtime.
Nell'architettura Kubernetes odierna, lo storage e lo stato sono due priorità e devono essere trattate come tali – con la stessa attenzione a pianificazione e test di business continuity e disaster recovery che dedichiamo a qualsiasi altra applicazione in produzione.
Kubernetes è nato più o meno nello stesso periodo in cui l'Internet of Things (IoT) ha iniziato a prendere piede, il che l'ha reso una scelta naturale per questo tipo di use case. L'IoT richiede infatti stack piccoli e leggeri per il calcolo, da distribuire su vaste aree in modo da massimizzare il valore derivante dal trattamento di tutti i dati prodotti dai vari dispositivi edge.
Con il passare del tempo, però, ci si è accorti che Kubernetes è utile non solo per i carichi di lavoro edge dell'IoT, ma anche in generale per quelli eseguiti in aree estese.
Per questo motivo oggi gli stack Kubernetes si moltiplicano anche in ambienti, come banche e negozi al dettaglio, in cui gli stack di uffici remoti e filiali sono da sempre progettati per elaborare dati locali in tempo reale.
Ho trattato l'argomento in maniera più approfondita in un post che ho scritto per la KubeCon, ma, per farla breve, è ormai chiaro che l'edge non è più appannaggio del solo IoT, e che la gestione del parco macchine è ormai una funzionalità fondamentale per qualsiasi stack di gestione Kubernetes.
Man mano che Kubernetes continua a crescere e diventa un componente essenziale di ogni infrastruttura IT, i team di gestione si chiedono sempre più spesso come fare per gestire VM e container insieme. Utilizzare uno stack distinto per ciascuno è infatti uno spreco di risorse: non ha granché senso raddoppiare hardware e sforzi per supportare le une e gli altri separatamente, se in fondo fanno la stessa cosa.
Con questi ritmi di crescita, è ormai chiaro che qualsiasi infrastruttura moderna deve saper gestire entrambi. Per il prossimo anno stiamo programmando di approfondire meglio questo aspetto, e non vediamo l'ora di poter condividere le nostre conclusioni.
Molti team operativi si bloccano sin dall'inizio, altri non sanno proprio da dove cominciare. Del resto, esistono così tante opzioni e possibilità di scelta che anche solo farsi un'idea del panorama richiede parecchio tempo. Con un'innovazione tecnologica incalzante, poi, non appena si riesce ad avere il polso della situazione sono già spuntati nuovi progetti da prendere in considerazione.
Aiutare la clientela a orientarsi in questo complesso panorama è il compito fondamentale di ogni provider di infrastrutture, e bisogna essere consapevoli delle possibili insidie nascoste. Più una soluzione si allontana da Kubernetes puro e semplice, più tempo potrebbe volerci per fornire alla clientela le ultime innovazioni open source, e più difficile (se non impossibile) sarà modificare i componenti della piattaforma se le esigenze dovessero cambiare.
Le soluzioni migliori sono quelle che si avvicinano il più possibile a Kubernetes upstream, poiché consentono alla clientela di avere sempre a disposizione lo strumento giusto per l'attività giusta.
Abbiamo progettato la Nutanix Kubernetes Platform (NKP) per aiutarti a vincere ognuna di queste sfide (e non solo) grazie a una piattaforma di livello enterprise semplice, completa e veloce da implementare che permette di accelerare lo sviluppo delle applicazioni.
La soluzione offre una gestione automatizzata del ciclo di vita per l'intero stack Kubernetes, e si integra perfettamente con la Nutanix Cloud Platform (NCP) per fornirti una serie completa di servizi dati scale‑out.
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